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Nel cinquantenario della scoperta della Tomba del Tuffatore, il Parco Archeologico di Paestum organizza una mostra che inserisce la tomba più famosa della Magna Grecia in un percorso fatto di materiali archeologici e opere moderne, da Guido Reni a De Chirico.

Lastra della Tomba del Tuffatore

L'obiettivo della mostra, curata dal direttore Gabriel Zuchtriegel, è di«spiegare perché la tomba, oggi come oggi, non si spiega», come annuncia la guida-catalogo. Gli oggetti archeologici e le opere moderne esposte in mostra raccontano come sin dal Settecento nuovi scavi e scoperte, ma anche correnti artistiche e ideologiche hanno creato il presupposto per una delle controversie più accese dell'archeologia, quella sul significato dell'immagine del tuffatore, che ancora oggi è del tutto aperta.

Più che dare una risposta univoca, schierandosi con l'una o l'altra scuola di pensiero, la mostra, da un'angolazione espressamente postmoderna, cerca di spiegare le basi culturali e scientifiche di questa controversia, mettendo i visitatori nella condizione di ripercorrerla e di farsi una propria opinione.

La mostra, che apre le porte al pubblico il 3 giugno al 7 ottobre e proseguirà , esattamente cinquanta anni dopo la scoperta, è stata realizzata con il cofinanziamento dello Stato Italiano e dalla Regione Campania, nell'ambito del Poc Campania 2014 - 2020.

Per l'occasione si apre al pubblico il "Giardino di Hera", alle spalle della Sala "Mario Napoli" che ospita la Tomba del Tuffatore, realizzato in occasione dell'ampliamento del Museo firmato dall'architetto "Ezio De Felice" e inaugurato nei primi anni Settanta. Grazie al contributo degli Amici di Paestum, il Giardino è stato riqualificato ed è stato realizzato anche un orto archeo-botanico con piante tipiche del territorio e un percorso didattico che metterà in evidenza il rapporto tra le piante e l'archeologia.