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Alcune tra le più note macchine a spalle portate in processione durante le feste religiose hanno ispirato un corto, girato dal  Francesco De Melis, che sarà proeittato il 6 settembre nell'ambito della 75° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Macchina di Santa Rosa, Viterbo

La Direzione Generale Archeologia, Belle arti e Paesaggio e l'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia in collaborazione con la Rete delle Feste delle Grandi Macchine a Spalla,  presentano  "Un patrimonio sulle spalle" di Francesco De Melis.

Le  macchine  a  spalla  sono  impressionanti  strutture  processionali  portate  a  spalla  da centinaia  di  persone  nel  corso  di  feste  religiose  profondamente  radicate  nella  tradizione mediterranea, animate da un’intensa partecipazione collettiva.

Tra queste, la Macchina di Santa Rosa di Viterbo, i Gigli di Nola, la Varia di Palmi e i Candelieri di Sassari formano, dal 2005, la Rete delle Feste  delle Grandi  Macchine  a  Spalla, protagonista  di questo short-film, che per la spettacolare complessità degli elementi messi in gioco e per l’importanza che riveste all’interno delle rispettive Comunità è stata decretata dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità, oltre che “modello e fonte di ispirazione”.

Girato “dall’interno” nel corso delle quattro feste, non a caso con la tecnica della "macchina a   spalla",   il   film   è   un   incessante contrappunto di immagini e suoni prelevati "fisicamente" dal "cuore" delle feste nel corso di numerose  campagne  di  ricerca  etnografica  sul  campo. 

Il  complesso  missaggio  del  video, condotto   su   molteplici   tracce   audio, mira   a   far   vivere   un'esperienza   di   percezione contemporanea  relativa a  tutte  le  sonorità  delle  feste,  come  se  si  trattasse  di  un'unica cerimonia, scandita da un'unica partitura.

Si intende così restituire al pubblico l'intensità del trasporto rituale come vissuto in prima persona, ossia dal punto di vista e dal “punto di udito” degli stessi portatori.

In un rocambolesco divenire d'immagini, sotto il peso monumentale delle alte strutture votive, portatori e pubblico, al culmine della fatica fisica, all'apice  dello  slancio  spirituale, vengono  letteralmente  calamitati  verso  la  meta,  dove sembrano  riecheggiare  le  parole  del  mistico  medioevale  Meister  Eckhart: «Più  il  pozzo  è profondo, più nel contempo è alto, giacché altezza e profondità sono una cosa sola».

 Gigli di Nola

Hanno collaborato con il regista: Fabrizio Barraco al montaggio, i coordinatori per l’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia Leandro Ventura (direttore) e Stefania Baldinotti (consulente antropologo), Patrizia Nardi, responsabile tecnico-scientifico per la Rete delle Feste delle Grandi Macchine a Spalla e Patrizia Giancotti, responsabile per il piano di comunicazione.

 Per la  presentazione del corto nella città lagunare interverranno:

Lucia Borgonzoni, sottosegretario di Stato per i Beni e le Attività Culturali
Caterina Bon Valsassina, direttore generale Archeologia, Belle arti e Paesaggio
Leandro Ventura, direttore dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia
Stefania Baldinotti, funzionario  antropologo  dell’Istituto  Centrale  per  la Demoetnoantropologia
Patrizia Nardi, responsabile  tecnico-scientifico e  focal  point della Rete  delle Feste  delle Grandi  Macchine  a  Spalla,  esperto  in  candidature Unesco
Nicola Sanna, sindaco  della Città  di  Sassari,  in  rappresentanza  di  tutte  le Comunità della Rete
Francesco De Melis, regista ed etnomusicologo
Conduce Patrizia Giancotti

 

Il focus sulle machine a spalla protagoniste del corto

 Varia di Palmi 

I Gigli di Nola sono otto strutture, una per ogni antica corporazione di mestiere. Ogni macchina è trasportata a spalla da circa 120 uomini, detti Cullatori, che si muovono danzando al ritmo incessante di musicisti e cantanti collocati sulla base quadrangolare di ognuna delle altissime torri.
Questa processione musicale, accompagnata dalla barca di San Paolino, coinvolge centinaia di migliaia di persone: una “festa felice”, semplicemente travolgente.

La  Varia  di  Palmi è  una complessa  macchina processionale   che   celebra   l'ascensione   della Vergine  Maria.  Il  carro  votivo,  una  immensa nuvola   con   astri   rotanti, che   rappresentano l'universo,  ha  un’altezza  di  sedici  metri e  viene trascinata  e  sospinta da  duecento portatori, gli 'Mbuttaturi.  Su  di  esso  trovano  posto  figuranti che  rappresentano  il Padreterno,  gli Apostoli e gli  Angeli:  li  sovrasta  l'Animella,  una  bambina collocata  sull’estrema  sommità  della Varia, scelta per rappresentare la Madonna Assunta in Cielo.

I Candelieri di Sassari sono dieci grandi colonne di legno dipinto ornate di nastri e stendardi, che rappresentano altrettanti ceri votivi in onore della Madonna Assunta.
La Faradda, cioè la discesa, dei Candelieri ad opera dei Gremianti, avviene al suono e al ritmo di tamburi e pifferi, con coinvolgenti coreografie a passo didanza. I
dieci candelieri,dopo aver fatto il giro di tutta la città, si ritrovano sul sagrato della Chiesa di Santa Maria di Betlem per le ultime giravolte danzanti, prima di entrare a rendere omaggio alla Vergine.

La Macchina di Santa Rosa di Viterbo è un'imponente torre illuminata da fiammelle e luci elettriche, alta circa trenta metri e pesante cinque tonnellate.
Nella città medioevale, totalmente oscurata per dar risalto alla sua luminescenza, la macchina viene portata a spalle da centotredici uomini, i "Facchini di Santa Rosa", lungo un percorso di oltre un chilometro tra le vie, talvolta molto strette, e le piazze del centro storico.