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Con uno sguardo all’economia locale si conclude il Progetto "Piccoli Reporter di Viaggio", curato dagli alunni dell'Istituto comprensivo "Corrado Alvaro" di Chiaravalle Centrale, frequentanti il Plesso di San Vito sullo Ionio.

Ed ecco una mini-rassegna di alcune delle più rappresentative imprese del territorio, che prevalentemente sono passate da una generazione all’altra, si sono sviluppate e innovate nel corso degli anni.

Alcune delle pipe di Vitaliano Posella

Le pipe di Vitaliano Posella

Un’eccellenza di San Vito sono le pipe di Vitaliano Posella, ricavate dalla radica dell’erica scoparia.  Di questo arbusto le qualità più pregiate crescono sulle coste mediterranee di Spagna, Francia, Italia e Grecia. In Calabria cresce la specie migliore al mondo.

Le pipe di Posella sono dei veri capolavori. L’attività di produzione delle pipe è iniziata nel 1978. Prima ancora con il padre venivano realizzate i semilavorati. Faceva il segantino, un lavoro che aveva iniziato quando aveva quindici anni.

A lui, in bottega, toccava compiere le prime operazioni e approntare, per poter essere destinate all’industria, le radici di erica che gli venivano portate dai cioccaioli del luogo. Procedeva al taglio, alla bollitura e alla stagionatura.

«Il taglio è un’operazione particolarmente importante, perché bisogna seguire la venatura che è l’elemento che dà più valore alla pipa» ha spiegato Vitaliano Posella.

Poi l’idea della svolta e la caparbietà di insistere negli anni per potersi affermare sul mercato. Vitaliano Posella realizzava cento pipe e partiva in macchina per poterle vendere, facendo il giro di tutta Italia.

Oggi il 90% della sua produzione va all’estero, in Cina per la maggior parte ed America, ma le sue pipe sono apprezzate anche in Giappone, Russia e varie nazioni d’Europa. Recentemente sono state esposte all’Expo di Dubai.

«Se avete un’idea in testa – ha esortato – tenete duro. Ce la farete».

Una volta c’era molto richiesta di pipe, oggi è un prodotto d’elite.

Normalmente per realizzare una pipa ci vuole un giorno. Ciascun esemplare è composto dalle seguenti parti: fornello, boccaglio e canna. Diverse sono le tecniche di lavorazione che consentono di dare differenti fogge alle pipe. I modelli classici sono dodici, ma l’artigiano può prendere spunto da quelle e modificarle a piacere. Il costo varia dalla venatura. Ogni pezzo è unico.

 

Lavorazione del latte

Caseificio "San Vito Latte"

Caratteristica del territorio di San Vito è la produzione casearia, avviata negli anni Trenta/Quaranta con lungimiranza dai produttori locali di latte che nella trasformazione colsero un’opportunità di economia e sviluppo.

Fu così che venne chiamato un artigiano da Lamezia che insegnò come fare provole e mozzarelle.  

A San Vito storicamente la tradizione casearia è legata all'attività dei caseifici Sgotto, Rocca e Lanzo. Oggi principalmente ce ne sono due.

«Negli anni Cinquanta, - racconta Maurizio Sgotto - mio padre avviò il suo caseificio. Un’attività a conduzione familiare che oggi gestisce insieme a noi figli. Quattordici sono gli operai impiegati».

Viene lavorato latte vaccino, che un tempo era prevalentemente di produzione locale, poi la politica delle quote latte, ha spiegato il titolare, non ha reso ciò più possibile.

Nel caseificio viene realizzata un’ampia varietà di prodotti: provole, provole affumicate, scamorze, burrini, mozzarelle, trecce, nodini, ciliegine.

La produzione è destinata principalmente al consumo regionale.

 

In visita al frantoio

Il frantoio “La Valle”

Immersa nel verde, in una zona pianeggiante, in località Caminello, sorge il frantoio “La Valle”. All’arrivo ci accoglie una fragranza di olive e legno.

Fondato nel 1999 da Giuseppe Scolieri per venire incontro alle esigenze della realtà agricola locale, oggi è gestito dai figli Vito e Simone Giuseppe, che fanno tesoro dei preziosi consigli del genitore.

È uno dei frantoi più grandi del comprensorio. È circondato da un uliveto.

Inizialmente le piante d’ulivo erano dieci, oggi sono circa trecento. L’ulivo tipico coltivato nell’area di riferimento è la varietà “carolea”, che fornisce un frutto buono da mangiare e di ottima qualità per la produzione dell’olio.

Il frantoio è attivo circa tre mesi l’anno: novembre, dicembre e gennaio.

Il processo di lavorazione delle olive è abbastanza complesso. Arrivate al frantoio, le olive vengono pesate, defogliate, lavate, portate nel frangitore, macinate, quindi arrivano nelle gramule di decantazione.

La pasta così ottenuta viene riscaldata, raggiunti i 24°C, è centrifugata per separare: olio, acqua e sansa. Il separatore ha il compito di raffinare l’olio.

Nel processo di lavorazione anche gli scarti hanno un valore: il nocciolo viene utilizzato come combustibile.

 

La fabbrica del pellet

Adiacente al frantoio si trova la fabbrica del pellet.

I proprietari raccontano che quest’attività è nata quasi per scherzo, cinque anni fa.

Oggi serve a diversificare la produzione   dell’impresa “La Valle”: la fabbrica del pellet, infatti, è in funzione nei mesi durante i quali il frantoio è fermo, in particolare nei mesi estivi per sfruttare l’energia solare e per contenere i costi di produzione.

La segatura, impiegata per la produzione del pellet, è ricavata da faggi e abeti provenienti prevalentemente dai boschi di Serra San Bruno e Mongiana.

 

 

 

 Vito Parisi, nella sua falignameria

La falegnameria Parisi

Rappresentativa della realtà produttiva del luogo è  anche la falegnameria Parisi, che esiste da tre generazioni. A dare il via all’attività è stato il nonno che era bottaio e veniva da Polia. Nel 1968, il figlio Domenico Parisi apre una falegnameria a Roma, qualche anno dopo trasferita a San Vito. Oggi a conduzione familiare impiega tre unità lavorative.

L’azienda produce serramenti, arredamenti, arredi sacri ed elementi di design. Il lavoro è prevalentemente automatizzato. Si rivolge a una clientela per lo più locale, ma anche fuori regione, principalmente in Toscana per antiche e prestigiose residenze.

Il legno arriva in particolare dal Trentino, dal Lazio e da fornitori calabresi.  Vengono lavorati: frassino, pino, rovere, noce, ma anche iroko. Il tempo impiegato per realizzare i lavori dipende dalla tipologia e dalla complessità.

Il signor Vito Parisi, che ci ha accolti durante la visita, è particolarmente orgoglioso di alcuni arredi realizzati insieme al padre tanti anni fa e ancora intatti.

Nello stabile sono conservati antichi macchinari, quale la “combinata” che completava la falegnameria di un tempo, poiché consentiva di realizzare diverse fasi di lavorazione. Durante la visita abbiamo potuto ammirare delle vere opere d’arte, create con materiali di recupero dal fondatore della falegnameria.

L’attività dell’impresa ha subito una riduzione di produttività a causa della crisi degli ultimi anni. Ma il signor Parisi spera di tramandare l’attività al figlio e alle nuove generazioni.

 

Uno scorcio de I Casali di Postaglianadi

I Casali di Postaglianadi

In località Passo di Gatto nel comune di San Vito, sorge l’azienda agricola “I Casali di Postaglianadi”.

Un’altra realtà dinamica del territorio sanvitese che è riuscita a rivalutare il settore agricolo, anche in un’ottica futura di destinazione agrituristica del luogo per la valorizzazione di antiche tradizioni culinarie.

La passione dei soci, la volontà di portare avanti una coltivazione bio, ha reso possibile la sperimentazione di nuovi metodi di lavorazione del terreno, di piantumazione degli ortaggi e di trasformazione.

Tra i prodotti: il tabasco di San Vito, realizzato con un tipo di peperoncino tipico del luogo, la salsa di pomodoro e l’olio d’oliva, la crema di peperoncino in olio evo e il condimento piccante in olio evo.

Punto di forza di quest’impresa è anche la volontà di puntare sulla promozione e sulla vendita di prodotti a chilometro zero.

 

 

 

Articolo redatto dagli alunni: Clelia Cardamone, Paola Casalinuovo, Barbara Coccoglioniti, Maria Coccoglioniti, Bakita De Rose, Gianni Dominelli, Siria Gironda, Domenico Parisi, Aurora Rauti, Roberta Rigillo, Noemi Sinisi, Denise Scolieri, Valeria Scolieri, Sofia Staglianò, Domenico Tino e Laura Tino, con la supervisione della professoressa Rosalba Macrì, tutor del progetto, e della giornalista Maria Patrizia Sanzo, quale esperta esterna.