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Torna in libreria con una nuova appassionante storia, nel dialogo e confronto di due culture, realtà del Mediterraneo,  Eliana Iorfida. Sullo sfondo ancora la Siria, come nel romanzo "Sette paia di scarpe" che l'ha portata alla ribalta come scrittrice.

Insignita nel 2013 con l'argento del Premio letterario nazionale Rai “La Giara" continua a stupire con  «suggestioni di viaggio,  paesaggi e  volti dal fascino millenario, storie vere, che intrecciano Oriente e Occidente dal passato più remoto a un presente spesso drammatico e complesso», che ispirano il suo narrare,  per esprimersi con le sue stesse parole.

Cresciuta a Serra San Bruno (Vv),  si è laureata a Firenze in Archeologia Orientale,  una passione che la conduce a «vivere e “scavare” tra i luoghi più antichi e suggestivi»,  quali Siria, Egitto e Israele.
 
"Antar", il suo nuovo romanzo, dato alle stampe da Vertigo Edizioni, «racconta di un giovane uomo che porta il nome del proprio destino. Un’identità sospesa tra Firenze e Damasco, che si fa ponte inconsapevole tra culture e riallaccia il filo sottile della Storia».

Antar è un giovane italo-siriano  dalla personalità oscillante tra culture che lo attraggono e lo respingono a seconda degli eventi, spesso drammatici, che scandiscono il suo percorso. Porta il nome di un celebre poeta-guerriero di epoca preislamica, ʿAntara Ibn Shaddād, una sorta di Ulisse del mondo arabo nel cui destino si identifica in modo speculare.

Siriano in Italia e italiano in Siria, vive un perenne cortocircuito di identità, che si traduce in un vero e proprio “viaggio di ritorno”, una discesa agli inferi in una Siria ormai smembrata, nei cui frammenti si scompone la sua stessa storia familiare, intrecciandosi a quella di personaggi forti come padre Paolo Dall’Oglio.

Una storia che attinge alla complessità di questo momento storico, dove l’io narrante diventa la lente attraverso cui è amplificata l’immagine del disastro siriano e la dimensione sospesa di chi è ponte inconsapevole tra culture.

Ed è così che Antar si descrive, attraverso la penna dell'autrice: «affratellato a milioni di destini, abitante e naufrago di un Mediterraneo in continuo tumulto, cittadino di una terra elastica, che si espande e si restringe senza avere il tempo di assorbire appieno i cambiamenti che la attraversano, mi riconosco figlio legittimo di due culture, un arabo italiano che porta il suo messaggio a un mondo che ancora deve venire».

                                                                                                                                                                                              M.p.s.